GLI APPALTI, LA CAMORRA, E LA “COMMISSIONE SCALFARO”

Com’è che lo Stato non s’è accorto che gli appalti venivano TUTTI DA ESSO STESSO STATO (!) graziosamente consegnati, CON PROCEDURE DI COMODO, nelle mani della Camorra? Com’è che lo Stato non s’è accorto, come s’è accorto invece Ferlaino, che per ottenere un subappalto da Fantini occorreva dare trecento milioni a Sandokan? Com’è che lo Stato non s’è accorto di nulla di tutto quello di cui, a posteriori, si sono improvvisamente accorti i membri della ‘Commissione Scalfaro’?

Scrive la Commissione Scalfaro alle pagg. 701, 702 e 703 del Tomo I della ‘Relazione conclusiva e propositiva’: “Gli appalti, il lavoro e gli inserimenti camorristi” (sottolineato nel testo):

… Il rapporto di concessione ha in sostanza consentito alle imprese partecipanti ai concorsi di operare in totale autonomia e con una sostanziale mancanza di trasparenza in quanto: (a) alle modalità di suddivisione dei lavori fra loro; (b) alla individuazione dei lavori da dare in appalto o delle forniture esterne; (c) alle condizioni degli appalti e delle forniture; (d) alla selezione delle imprese appaltatrici e fornitrici

Tra le imprese fornitrici e appaltanti, peraltro solo parzialmente conosciute [!, N.d.S.], compaiono altre imprese coinvolte in indagini giudiziarie su fatti di camorra, come la ormai notissima Bitum Beton. Si tratta di imprese facenti capo al clan Nuvoletta (Agizza-Romano), sia di imprese facenti capo ad altre organizzazioni con sede principale nel casertano.

(continua)