Non vado a votare prima di tutto perché, come penso d’aver già detto, la legge sul taglio dei parlamentari è accompagnata da tutta una serie di “poi vedremo”, “poi aggiusteremo”, poi faremo”, ecc. ecc. ecc.
Non vado a votare perché il taglio dei parlamentari proposto dai 5Stelle non cancella nessuno dei tanti inghippi procedurali insiti nel nostro sistema parlamentare, non elimina, insomma, nessuno di quei tanti inghippi procedurali che hanno consentito l’approvazione di leggi, come quella sul mose o sulla difesa del mare, motivate solo da privati interessi e ruberie senza fine.
Non vado a votare perché, se verrà approvata (e verrà approvata), questa legge verrà approvata grazie al voto di quelli che, nel 2006, hanno indetto un referendum per cancellare quella riforma costituzionale, voluta dal centro-destra, che conteneva, oltre al taglio dei parlamentari, una organica e molto profonda riforma del sistema politico e parlamentare.
Non vado a votare perché non voto riforme proposte da chi (Zingaretti) prima vota per tre volte no, poi quando, per non andare alle elezioni, si allea con Di Maio, vota finalmente sì a quella stessa proposta di riforma contro la quale, per ragioni politiche (perché Di Maio era ancora alleato con Salvini) aveva per tre volte votato no.
Non vado a votare perché non voto per riforme proposte da politici banderuola. Non voto, insomma, proposte di riforma proposte da politici che dicono sì o no non in funzione dei contenuti di quelle proposte ma in funzione delle loro convenienze politiche.
Non vado a votare, insomma, perché non ho tempo da perdere.