GIUSTIZIA E CULTURA COME MEZZO PER LA PRESA DEL POTERE

Tutti oggi più che mai vediamo, e paghiamo, le conseguenze dell’uso politico che Togliatti e Nenni (solo due nomi per tutti) hanno fatto della giustizia e della cultura.

C’è poco da fare: è dato assodato e certo che i comunisti hanno strumentalmente utilizzato la giustizia e la cultura (e i quattrini che arrivavano dall’Urss) come mezzo per la conquista del potere.

E lo hanno fatto nel modo più sporco. Lo hanno fatto costruendo (coi quattrini arrivati dall’Urss) “Nomenklature” di fessi disposti a firmare, a semplice richiesta, i loro “Manifesti” (ad esempio il Manifesto col quale dicevano che il Commissario Calabresi aveva assassinato Pinelli), e sacche di magistrati disposti a erigere valli e muraglioni a difesa dei “Compagni che sbagliano” o che si erano beatamente fottuti tutti i quattrini della Napoli-Milano.

Ed io penso e rimpiango Federico II di Svevia, i Medici, il Duca d’Urbino, Alessandro VI, Pietro Bembo, Baldassarre Castiglione ed il Cardinale Scipione Borghese. E magati anche quel Tale che fece dire che “c’è un Giudice a Berlino”.