Ritengo, carissimo Postero, di doverti un po’ meglio spiegare da quali fonti traggo tutto questo mio pessimismo, che poi tanto pessimismo purtroppo non é.
È da tempo che politici e climatologi hanno preso a parlare (bla-bla-bla) di gas serra, di riscaldamento globale, di CO2, di polveri sottili e di possibile superamento della “soglia irreversibile” (del superamento, insomma, di quella “soglia” dalla quale sarà impossibile tornare indietro) entro il 2050.
Per una volta nella vita sono d’accordo con i politici e con i climatologi: quasi sicuramente nel 2050 non ci sarà più vita sulla Terra e, molto probabilmente, nell’Universo intero. Anche perché è assai probabile che già prima (molto prima) del 2050 sarà stata combattuta e persa la prima e ultima guerra nucleare.
Non baso, però, questo mio pessimismo su quello che dicono o scrivono politici e climatologi. Baso questo mio pessimismo su quello che scrivono paleontologi e paleoantropologi.
Ricerche sul campo e studi scientifici comunemente accettati ci dicono che le ossa e i denti degli animali vissuti prima dell’avvento dell’Homo Sapiens erano più robuste e calcificate di quelle degli animali vissuti dopo l’avvento dell’Homo Sapiens. Che, diciamo ad esempio, le ossa e i denti delle tigri (o delle pantere) vissute prima dell’avvento dell’Homo Sapiens erano più robuste e calcificate delle ossa e dei denti delle tigri (o delle pantere) vissute dopo l’avvento dell’Homo Sapiens. Il che semplicemente significa che le tigri (o le pantere) vissute prima dell’avvento dell’Homo Sapiens erano più nutrite e felici delle tigri (o delle pantere) vissute dopo l’avvento dell’Homo Sapiens. C’è poco da fare: da quando, scoperta l’agricoltura e la pastorizia (e mettiamoci pure l’uso del fuoco), l’Homo Sapiens ha cominciato a radunarsi in gruppi sempre più estesi l’Homo Sapiens ha avvelenato e distrutto senza tanto pensare tutto quello che gli faceva comodo distruggere o avvelenare.
C’è poco da fare! Dal momento stesso nel quale ha conquistato la supremazia su tutti i viventi l’Homo Sapiens, guidato dalla cupidigia e dall’idiozia, hainnestato una inarrestata ed inarrestabile serie di obbrobri e di distruzioni (“ha innestato una curva sempre crescente di obbrobri e di distruzioni”, se vogliamo dirla in forma un po’ più matematica) che – anno più, anno meno – si concluderà nel 2050 con la scomparsa, sicuramente violenta, di ogni forma di vita dalla faccia della nostra (una volta bellissima) Terra.
E con questo ti ho detto tutto. O almeno tutto quello che so.
Addio e buona fortuna.