DI ILVA E DI ARCELOR MITTAL

Io prima di tutto credo che la faccenda Ilva/ Arcelor Mittal affonda le sue radici non in motivi o problemi tecnici, ma nell’insipienza di tutti i Governi Italiani. O, quantomeno, nell’insipienza di tutti i Governi che si sono succeduti in Italia dal 1960 ad oggi.

Di quei Governi, diciamo ad esempio, che volevano costruire il quinto polo siderurgico a Gioia Tauro quando la crisi della siderurgia era già scoppiata e Bagnoli stava per chiudere. E che per di più hanno concepito impianti produttivi destinati a fallire nel momento stesso che sono nati. Motivo per cui non credo che l’impianto di Taranto possa essere salvato “così com’è”. E, peggio ancora, non vedo chi possa ragionevolmente riconvertirne il ciclo produttivo. Anche perché, senza offendere nessuno, in giro vedo solo Colaninni o De Benedetti.

L’impianto di Taranto, insomma, è un monumento alla balordaggine dei saccentissimi politici che dal 1860 ad oggi hanno governato l’Italia.