E qui, dicevo, sono entrati in gioco i voti (che erano la maggioranza) di tutti quelli che avevano votato la lista ma poi non avevano espresso preferenze.
I Capibastone dei vari partiti hanno deciso, infatti, di “ridistribuire” questi voti sulla base dell’ordine col quale ciascun partito aveva scritto i nomi dei candidati sulla sua lista di candidati.
E fu così che, diciamo ad esempio: Al primo della lista mancavano 3000 voti per entrare in Parlamento?
No problem! Il partito prendeva 3001 “voti di lista” e li attribuiva al primo della lista. Al Capobastone il cui nome era stato scritto sulla cima della lista.
Al secondo della lista ne mancavano 4000?
No problem! Il partito prendeva 4001 “voti di lista” e li attribuiva al secondo della lista.
E così via fino all’ultimo dei Capibastone il cui nome era stato scritto sulla cima della lista.
Il tutto, ovviamente, alla faccia di tutti coloro che avevano riportato la maggioranza dei voti di preferenza espressi dagli Italiani ed alla faccia degli Italiani che quei “liberi voti di preferenza” avevano espresso.