COM’È STATO CHE, ANCHE QUANDO ESISTEVANO I VOTI DI PREFERENZA, IN PARLAMENTO SONO SEMPRE ARRIVATI “I SOLITI NOTI”

Una volta, ricordo per i più giovani, gli Italiani erano chiamati ad esprimere i “voti di lista” ed i “voti di preferenza”. Potevano, cioè, barrare il simbolo del partito che volevano votare, e poi scriverci accanto i nomi dei candidati che volevano portare in Parlamento.

Ed i “voti di lista” determinavano il numero di candidati che ciascun partito poteva portare in Parlamento, ed i “voti di preferenza” determinavano, invece, i nomi dei candidati che i votanti volevano portare in Parlamento.

Tutto perfetto, allora?

Col cavolo!

Tutto perfetto sarebbe stato se i nomi dei candidati da portare in Parlamento fossero stati prescelti sulla base dei voti di preferenza riportati da ciascun candidato. Se i candidati di un partito che sulla base dei “voti lista” che aveva ottenuto poteva portare in Parlamento, diciamo ad esempio, cinque candidati, questo partito avesse poi portato in Parlamento i cinque candidati che avevano riportato il maggior numero di voti.

E invece no! Perché qui i Maggiorenti hanno fatto rientrare dalla finestra i voti di lista. O meglio, i voti (che erano la maggioranza) di tutti quelli che avevano votato la lista ma poi non avevano espresso preferenze.

E qui daccapo m’interrompo e continuo domani.