(copio ancora dal mio libro di trent’anni fa:)
«… E ora una perizia sui danni all’ambiente richiesta dal pm rivela: L’area sottomarina inquinata si estende su alcune centinaia di chilometri quadrati, l’enorme quantità di idrocarburi è un gravissimo pericolo, centinaia di migliaia di persone possono essere raggiunte da agenti cancerogeni attraverso pesci e crostacei.»
Mangiando del pesce al ristorante od a casa, insomma.
È questa la confortante notizia che, sotto l’altrettanto poco tranquillizzante titolo: «Serpente di greggio avvelena la Liguria – Haven: nei fondali scorre ancora un fiume nero di 10 chilometri», l’11 novembre 1996 dalla pagina 14 ci spara addosso il Corriere della Sera. Che poi, tanto per non lasciarci neppure la possibilità di caritatevolmente immaginarci che quei Periti, magari ingannati da errate valutazioni di misurazioni indirette, possano pure essersi sbagliati, prosegue precisando che
«L’esistenza di formazioni pericolose è stata rivelata dopo le ricognizioni di un piccolo batiscafo a 340 e 500 metri di profondità; oltre al fiume di greggio sono state individuate sedimentazioni di catrame, blocchi alti anche 5 metri che hanno coperto il fondo e nei quali hanno trovato rifugio pesci e crostacei.»
Quel “fiume di greggio”, insomma, e quelle “sedimentazioni di catrame” i Periti le hanno vedute coi propri occhi.
Già: ma come è poi andato a finire, sul piano della giurisdizione, quel processo?
“Tutti assolti – riporto ancora dal sempre informatissimo Corrierone –, il naufragio della petroliera Haven, esplosa e affondata nel mar ligure, al largo di Arenzano, non ha nessun responsabile. È questa la clamorosa sentenza pronunciata dai giudici della I Sezione penale del Tribunale di Genova, che hanno assolto da ogni imputazione gli armatori greco-ciprioti della superpetroliera il cui incendio causò la morte di 5 marittimi e il rovesciamento in mare di 60.000 tonnellate[1] di greggio. … L’armatore Lucas Yoannou, 65 anni, e il figlio Stelios, 30 anni, sono stati così assolti dalle accuse di omicidio plurimo colposo, incendio e naufragio colposo della Haven «perché il fatto non sussiste»”.
E va bene: l’esplosione ed il conseguente affondamento della Haven sono stati colpa del caso o delle maligne stelle, ma i danni? I danni economici, i danni ambientali ed i danni alla salute (teoricamente tutelata dall’art. 32 della Costituzione) che la perizia del Tribunale di Genova ha tanto attentamente documentato, od almeno i costi delle successive operazioni di bonifica, almeno quelli, chi li ha pagati?
Anche questo ci fa scrupolosamente sapere l’ottimo Corriere della Sera (il Corrierone è sempre il Corrierone!):
«lo Stato (ovverosia, per dirla in termini più concreti, il Ministro dell’Ambiente pro-tempore Ronchi Edoardo detto Edo[2] che per l’occasione lo rappresentava, N.d.s.) si prepara ad abbandonare il campo, con un improvviso voltafaccia, accettando una settimana dopo averlo giudicato risibile e del tutto inadeguato, l’indennizzo proposto dall’Iopef … più o meno quanto aveva rifiutato tre anni fa … 130 miliardi (di lire).»
OK: ma nessuno ha protestato?
Certo che hanno protestato! Figurati se le pubbliche prefiche che infestano i nostri video e gli alter ego dei politici interessati si lasciavano sfuggire l’occasione di protestare!
«Ritengo doveroso e necessario ricorrere al successivo grado di giudizio affinchè sia data risposta alle molte domande rimaste sospese: L’assoluzione degli imputati da ogni reato contestato conferma i molti dubbi espressi da più parti sull’impostazione del processo e sulla sua conduzione, a partire dalla perizia tecnica elaborata dai periti del Tribunale,»
ha solennemente dichiarato alla stampa il Sottosegretario all’Ambiente Vincenzo Calzolaio (il ‘vice’, insomma, di Ronchi), senza però precisare come fa a «ricorrere al successivo grado di giudizio» uno stronzo che, «con un incredibile voltafaccia», ha accettato una settimana dopo l’indennizzo giudicato «risibile e del tutto inadeguato» una settimana prima, e, soddisfattissimo, ha «abbandonato il campo».
Segue l’angosciata dichiarazione dell’on. Mauro Paissan, capogruppo dei Verdi alla Camera e compare di partito, quindi, del ‘pienamente soddisfatto’ Ministro dell’Ambiente Edo(ardo) Ronchi:
«Ancora una volta giustizia non è stata fatta. È possibile che in questo Paese i fatti più gravi: stragi, attentati, disastri, non trovino mai una soluzione giudiziaria? Il nulla di fatto sentenziato a Genova viene a pochi giorni di distanza dalla sentenza per la strage della Moby Prince a Livorno. È semplicemente angosciante.»
Segue poi la dichiarazione di Grazia Francescato, all’epoca dei fatti Presidente del WWF e futura segretaria dei Verdi:
«L’Italia è un Paese a sovranità limitata dal Petrolio: gli interessi delle grandi Lobby, in tutto il periodo del processo, sono stati sposati da settori governativi e da aziende petrolifere nazionali.»
Né, ovviamente, mancano – e come avrebbero potuto mai mancare! – le dichiarazioni astrattissime e di puro principio di Legambiente e di Greenpeace, i grandi ‘guerrieri del mare’ che per gli esperimenti atomici francesi nel Pacifico (ma non per quelli cinesi sporchissimi e sulla terraferma) hanno montato il putiferio del diavolo che tutti ricordiamo, ma che, di fronte alla realtà di milioni di litri di sostanze cancerogene colpevolmente sversate da un lucroarmatore a pochi metri dal litorale Ligure, si sono limitati a preannunciare genericissime ‘azioni specifiche’ a pubblicazione di sentenza avvenuta (ma che poi, anche a pubblicazione di sentenza avvenuta, nessuno ha mai visto).
[1] Che, per la verità, la Banca dati Oil Spills M/B dice che erano 134.000
[2] Tutti i nomi citati in questo libro corrispondono a persone o cose realmente esistenti o esistite. Ogni coincidenza con nomi di persone o cose realmente esistenti o esistite è puramente voluta e non casuale.