I battelli disinquinanti Pelican della Ecolmare

Il 10 aprile 1985 – copio sempre dalla Sentenza/Ordinanza del Tribunale di Napoli – la Ecolmare organizzò, nella darsena (ovverosia nel posto più riparato da onde e da correnti: in pratica una pozzanghera) del porto di Fiumicino, una «dimostrazione-esibizione» delle capacità tecnico-funzionali-operative dei battelli disinquinanti (o presunti tali) Pelican, dei quali aveva acquistato i diritti di commercializzazione.

Alla prova assistettero, a motivo dei loro uffici:

– il Dott. Felice D’Aniello, Direttore Generale dell’ICDM (ed ex reiterato assenteista alle prove che nel 1974 avevo molto onerosamente organizzato nel porto [non nella darsena] di Civitavecchia),

– l’Ammiraglio Marcello Vacca Torelli, capo del Servizio ‘Procivilmare’ del Dipartimento della Protezione Civile, ed

– il Capitano di Vascello C.P. Renato Ferraro, all’epoca Capo del Compartimento marittimo di Roma e vice capogabinetto del Ministro della Marina Mercantile, e successivamente Ammiraglio Comandante Generale della Guardia Costiera,

che, interrogati sul fatto dall’Ufficio Istruzione del Tribunale di Napoli, hanno così descritto i risultati di quella «dimostrazione-esibizione»:

Testimonianza dell’Ammiraglio Marcello Vacca Torelli, (S/O, pag. 80, f.101, Vol. 2° Testi):

Fu un vero disastro. Ci accorgemmo che il battello non faceva altro che aspirare acqua mista ad idrocarburo, emulsionarla e rigettarla sotto la superficie dell’acqua attraverso un forte getto, la cui violenza era tale da portare il petrolio al di sotto delle panne [sorta di barriere galleggianti utilizzate per delimitare specchi d’acqua inquinati, – sottolineatura nel testo, N.d.s.] apposte.

Infatti, dopo poco tempo il petrolio rigettato dal mezzo tornò in superficie inquinando l’intero porto di Fiumicino e sporcando le barche ivi ormeggiate. Invano il petrolio era ostacolato dall’altro mezzo che si affannava al di fuori del recinto per evitare che la macchia ulteriormente si estendesse.

Testimonianza del Capitano di Vascello C.P. Renato Ferraro, (S/O, pagg. 84-85, f. 115, vol. 2° Testi):

L’esperimento si risolse in un ridicolo e clamoroso insuccesso, in quanto la macchia di petrolio appositamente sversato in un recinto di panne invece di essere ripulito dal Pelican si diffuse per l’intera darsena fuoriuscendo dal recinto di panne. La macchia si insinuò tra le numerose barche da diporto ormeggiate, sporcandone gli scafi. Pertanto, nei giorni successivi la stessa ditta, aiutata da una locale ditta di disinquinamento, dovette provvedere a ripulire gli scafi sporcati.

Chiaro, allora, quale sorta di MACROSCHIFEZZE l’Amministrazione dello Stato (e, per essa, il Ministro Carta Gianuario, il Capogabinetto Pierantozzi Gaudenzio ed il Direttore Generale dell’Ispettorato Centrale Difesa Mare D’Aniello Felice, e che Dio se li strafotta) ha urgentissimamente convenzionato per (nostre) Lire 8.211.000.000 all’anno (dicesi Lire 8 miliardi e 211 milioni all’anno)? E che l’Amministrazione dello Stato (e, per essa, tutti i Ministri, tutti i Capigabinetto e tutti gli ammennicoli vari che si sono, da allora, succeduti al Ministeri dell’Ambiente) ha continuato ad ILLECITAMENTE convenzionare fino ad oggi?

Chiaro perché, nonostante le enormi cifre spese per mantenerlo, l’“imbelle ma molto ben aggreppiata” Società Consortile Castalia-Ecolmar non ha recuperato neppure una goccia del petrolio sversato in mare dalla Haven nel 1991, o di quello finito nel Lambro e poi nel Po pochi mesi fa?