Scrive alla pag. 87 della «Relazione conclusiva» la Commissione Scalfaro: «3 – Sulla normativa»
a) Il primo e più importante rilievo concerne, come già visto, la eccessiva proliferazione di leggi, decreti e ordinanze succedutesi, nei dieci anni trascorsi dal sisma, in materia di ricostruzione e sviluppo nelle aree terremotate di Basilicata e Campania.
Questa pluralità di norme, oltre ad incidere negativamente sulla certezza del diritto, ha determinato ritardi, confusioni, anomalie procedurali, difficoltà di controlli, ecc., ed è stata una delle principali cause delle irregolarità e degli abusi che si sono verificati. In particolare la pluralità e farraginosità delle norme hanno reso ancora più gravoso il compito degli amministratori comunali, sprovvisti di idonei organi di supporto ed essi stessi logicamente non preparati ad affrontare una realtà del tutto eccezionale.
Giusto, giustissima conclusione. La Commissione Scalfaro, oltretutto, questa «eccessiva proliferazione di leggi, decreti e ordinanze» non si limita a denunciarla, ma la elenca (ed occupa tre pagine)!
Solo che questa «eccessiva proliferazione di leggi, decreti e ordinanze » chi la ha prodotta, chi ce la ha portata: la befana, o il Parlamento? (Piazza Navona è a due passi dal Senato e a tre dalla Camera!)
E mentre fiducioso attendo che, sbattendo il famoso ditino, il Presidente Scalfaro mi dia conferma che sì, quella «eccessiva pvolifevazione di leggi, decveti e ovdinanze» la ha povtata la befana, torno alla pagina 707 della sua aulica Relazione, e copio:
L’assenza di uno strumento di pianificazione territoriale ha consentito di includere nel programma del Titolo VIII della 219 opere di qualsiasi titolo, entità finanziaria e provenienza, con le relative estensioni e con fortissime dilatazioni dei costi, attivando un meccanismo di accordi, di affidamenti, di concessioni, al di fuori di ogni trasparenza e di ogni controllo.
Bene, bene, bene: «L’assenza di uno strumento di pianificazione territoriale ha consentito» al Mafia-Palazzo di liberamente «includere nel programma del Titolo VIII della 219 opere di qualsiasi titolo, entità finanziaria e provenienza» «al di fuori di ogni trasparenza e di ogni controllo».
Ma…, che cosa aveva scritto, alla pag. 16 del ‘Referto n. 2/1989 per il Parlamento’, la Corte dei conti al proposito della mancata adozione del Piano generale di difesa del mare e delle coste, prodromicamente previsto ed imposto dal Titolo I, Art. 1, della 979/82 (faccio ‘copia-incolla’ dalla pag. 112)?
Come è agevole riscontrare dall’elencazione, il maggior onere finanziario concerne i provvedimenti c.d. di acquisto di beni strumentali, che hanno avuto riguardo all’acquisizione dei mezzi più disparati, dalle auto agli aerei, fuori da un contesto che dia contezza della coerenza delle scelte operate, mediante l’adozione di linee d’intervento predeterminate.
L’attività contrattuale afferente all’acquisizione dei beni e servizi funzionali ai nuovi compiti assegnati dalla stessa legge n. 979 del 1982 è stata ritenuta dalla stessa Amministrazione non pregiudizialmente connessa, e quindi compatibile, con la perdurante mancanza del piano generale delle coste.
Si tratta di un modo di operare che suscita perplessità sotto il profilo di buon andamento dell’amministrazione, se si consideri che la scelta degli strumenti è funzionale e successiva alla individuazione del tipo di azione che si intende porre in essere ed agli obiettivi da raggiungere e non può comportare anticipazioni di attività di rilevante impegno finanziario.
C’è poco da fare: per poter «operare» (eufemismo per RUBARE) «al di fuori di ogni trasparenza e di ogni controllo», il Mafia-Palazzo ha, con callida e costante intenzionalità, SEMPRE omesso di adottare «uno strumento di pianificazione»:
- Il «Piano generale di difesa del mare e delle coste» non ha mai adottato il Mafia-Palazzo per poter procedere – lo dice la Corte dei conti – «all’acquisizione di beni strumentali, che hanno avuto riguardo all’acquisizione dei mezzi più disparati, dalle auto agli aerei, fuori da un contesto che dia contezza della coerenza delle scelte operate»;
- «Uno strumento di pianificazione territoriale» non ha parimenti mai adottato – lo dice la Commissione Scalfaro – il Mafia-Palazzo per poter includere nei programmi di spesa «opere di qualsiasi titolo, entità finanziaria e provenienza», ed attivare, così, «un meccanismo di accordi, di affidamenti, di concessioni, al di fuori di ogni trasparenza e di ogni controllo», e
- nessuno «strumento di pianificazione» ha mai adottato il Mafia-Palazzo (lo dice il Procuratore De Rose) per gestire extra ordinem «l’emergenza rifiuti con vantaggio delle imprese che provengono dal nulla, senza storia, senza mezzi, senza professionalità e che presentano accordi preconfezionati» e lucrovantaggi per tutti.
Un meccanismo, insomma, quello ideato e mercificato dai nostri sempre solerti Padri della Patria, da far fare la figura del ‘dilettante allo sbaraglio’ anche ad Al Capone che, per realizzare un po’ di soldi, doveva far viaggiare per mezza America camions carichi di whiskey, o prendere il mitra ed entrare sparando in qualche banca di Chicago.